L’insediamento di una comunità di monaci benedettini presso Sant’Abbondio nel 1010 avviò una fase di radicali trasformazioni: il complesso di origine paleocristiana fu abbattuto per essere ricostruito secondo moduli romanici. La nuova basilica fu consacrata nel 1095 da papa Urbano II ma è probabile che a questa data il cantiere non fosse stato ancora ultimato, in particolare per quanto riguarda le volte del coro e la relativa decorazione scultorea. La chiesa ora era suddivisa in cinque navate coperte da capriate e separate da file di pilastri cilindrici; al di là di questo spazio, destinato ai fedeli, si apriva un profondo coro riservato alle liturgie dei monaci, coperto da volte a crociera e stretto tra due campanili. All’ingresso della basilica, una scala ricavata nel muro permetteva di accedere a una tribuna che custodiva le reliquie dei santi Rubiano ed Adalberto.
Ingresso e tribuna © Centro studi “Nicolò Rusca” – Ufficio inventariazione beni culturali |
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Finta ghiera di arco © Centro studi “Nicolò Rusca” – Ufficio inventariazione beni culturali |
Fregio sotto il tetto © Centro studi “Nicolò Rusca” – Ufficio inventariazione beni culturali |
All’origine di questa complessa struttura sono stati identificati diversi modelli architettonici. E’ stato ipotizzato che la successione, alla guida della diocesi, di vescovi legati al mondo tedesco e alla corte imperiale – Alberico, Litigerio, Bennone, Rainaldo – abbia orientato le scelte dei costruttori verso modelli di area sassone e renana (la tribuna interna e il coro serrato tra le due torri richiamano chiese a Essen, Reichenau, Hildesheim); accanto a queste ascendenze sono però stati individuati anche elementi diffusi su scala più ampia (in Borgogna, in Provenza, in Germania), quali i grandi capitelli cubici.
L’interno dell’edificio era alquanto diverso da quello attuale, che risente molto degli interventi di età moderna: una transenna realizzata con lastre di marmo provenienti dalla basilica paleocristiana divideva le navate dal coro, dove si trovavano due altari dedicati a san Pietro e a sant’Abbondio; nella navata centrale era collocato un terzo altare, dedicato a san Benedetto; i pilastri erano intonacati; la navata era coperta da un tetto a vista; lungo le navate si trovavano alcuni sepolcri, come il duecentesco sarcofago di Simone da Locarno, distrutto nel 1609.
Nel XIII secolo a ridosso dell’ingresso della basilica fu costruito un atrio porticato a tre navate e a due piani, nel quale fu prolungata la loggia sopra l’ingresso; di questa costruzione, demolita durante la ristrutturazione cinquecentesca disposta dal cardinale Paolo Della Chiesa, oggi restano solo le quattro semicolonne ancora appoggiate alla facciata. Probabilmente verso la fine Duecento si avviò la decorazione delle pareti della navata, che alla sommità, sotto le travi del tetto, fu ornata con un fregio a palmette su sfondo scuro, accompagnato da fasce rosse, gialle, bianche e nere; sotto, le curve degli archi furono sottolineate da una decorazione illusionistica, con finte ghiere colorate in blu/giallo e verde/rosso bruno. Nella prima metà del Trecento la decorazione pittorica della basilica fu completata con i grandiosi affreschi dell’abside (episodi della Vita di Cristo, Busti di profeti, Re del tempo di David, Cristo con Maria e san Pietro, san Giovanni Battista e san Paolo) e con quelli oggi appena visibili sulla tribuna, raffiguranti le Storie dei santi Adalberto e Rubiano.